Arte, innovazione e organizzazione per la strategia Oceano Blu
Mio padre e mio nonno erano scultori, un talento che purtroppo ha saltato una generazione e che quindi non ho acquisito. Aver vissuto in un ambiente di quel tipo mi ha fatto comunque amare quei temi, che seguo da semplice appassionato. Per quanto possa sembrare strano, anche da quel mondo si possono ricavare spunti ricollegabili all’ambito aziendale. Dopotutto, la creatività lascia il segno solo quando è associata alla capacità realizzativa, come in azienda le buone idee vengono valorizzate solo con l’esecuzione.
Fra gli artisti che mi affascinano c’è Fernando Botero, ed è proprio leggendo alcune note sulla sua vita, per esempio, che mi sono reso conto che anche nel mondo dell’arte a volte il successo segue, magari inconsciamente, le strade descritte nella famosa teoria della Strategia Oceano Blu, di W. Chan Kim e Renée Mauborgne, di cui a breve cadrà il ventesimo anniversario. In estrema sintesi, in questa strategia, l’Oceano Blu rappresenta settori di mercato ancora inesistenti, dove quindi la concorrenza non esiste e la cui apertura porta grandi vantaggi competitivi ai primi, ed è contrapposto all’Oceano Rosso, quello comune, dove ci si batte quotidianamente su prezzi e performance, con grande dispendio di energie e bassi margini.
L’Oceano Blu di Botero
L’arte di Fernando Botero, autodidatta che dedicò molto tempo ed energie allo studio dei classici italiani, in particolare del periodo rinascimentale, ce ne offre un esempio. Botero, attraverso una profonda riflessione sull’evoluzione dell’arte moderna, aveva individuato un elemento mancante: secondo lui l’idea di volume si era quasi persa rispetto a quel periodo lontano che lo aveva conquistato (e al quale dedicherà in seguito alcune sue personali rivisitazioni). Mentre l’arte contemporanea si muoveva verso forme più piatte e astratte, lui decideva di tornare a esaltare la dimensione corporea, accentuandola anzi così tanto da sviluppare figure dai volumi esagerati, pur non risultando mai “pesanti” e mantenendo una grazia insolita, creando infine uno stile immediatamente riconoscibile persino dai meno esperti. Così facendo, aveva aperto di fatto un nuovo mercato: il suo personale Oceano Blu, un territorio privo di concorrenti diretti, grazie alla sua visione unica e inconfondibile.
La sua storia ci mostra come persino la creatività artistica, spesso vista come pura espressione individuale, possa trarre vantaggio dall’osservazione del mercato e dall’identificazione di uno spazio vuoto da riempire. Se è possibile applicare il metodo dell’Oceano Blu all’arte, quale potenziale può avere questo approccio in altri campi, dove i dati e le informazioni sono ancora più facilmente reperibili e la conoscenza delle dinamiche di mercato può essere più strutturata?
La strategia Oceano Blu invita ognuno di noi a ripensare i confini del proprio settore, identificando opportunità inesplorate e proponendo innovazioni che creano valore per i clienti. Botero non ha semplicemente seguito una moda: ha osservato, analizzato e risposto a una lacuna che percepiva nel panorama artistico, interpretandola nel suo personalissimo modo. Molti famosi imprenditori, Steve Jobs fra i più noti, hanno seguito con successo strade simili.
Organizzazione, cultura aziendale e creazione di Oceani Blu.
Allo stesso modo, infatti, le aziende possono trovare nuove opportunità riflettendo su cosa manca nel proprio settore, cosa non viene detto, offerto o considerato. Questo richiede uno studio attento e una predisposizione ad andare oltre la semplice competizione basata sul prezzo o sulle caratteristiche del prodotto.
Per avviare un percorso di questo tipo è fondamentale promuovere la capacità di osservare e analizzare i modelli di mercato, spingendo verso l’innovazione. Le aziende devono quindi incentivare al proprio interno un ambiente dove la curiosità e la ricerca di prospettive nuove siano stimolate e coltivate. In questo senso, è utile creare contesti di discussione in cui i collaboratori possano confrontarsi, esplorare ciò che il mercato non sta ancora offrendo e immaginare come colmare quei vuoti.
In altre parole, diffondere l’approccio dell’Oceano Blu in azienda significa farne una cultura interna diffusa. Questo può essere fatto incoraggiando i team a non fermarsi all’osservazione della concorrenza diretta, ma a cercare ispirazione anche in altri settori, come ha fatto Botero guardando al passato per proiettarsi in una direzione del tutto originale. Organizzare workshop, valorizzare la condivisione di idee trasversali e promuovere un ambiente in cui l’errore non è un fallimento, ma una tappa del processo creativo, sono passi essenziali per stimolare un’innovazione costante.
La storia di Botero ci ricorda anche che il potenziale per creare un Oceano Blu non è prerogativa dei grandi innovatori tecnologici o dei visionari del business, ma è accessibile a chiunque abbia il coraggio di osservare il proprio campo con occhi nuovi. A maggior ragione in un’epoca in cui anche i settori che sembravano moderni si avvicinano rapidamente alla maturità, dobbiamo allenarci, come aziende e come individui, a cercare ciò che manca, ciò che potrebbe essere valorizzato, e farne la nostra forza.
E voi avete mai messo in atto azioni organizzative strutturate per facilitare l’adozione di questo approccio e farne cultura aziendale? Parliamone!
Gabriele Ghinelli