“Laundry Chair”, Design Thinking e Lean: da approccio integrato per Innovare e Ottimizzare a elemento chiave di Cultura Aziendale
A volte, scopriamo che alcune abitudini che riteniamo particolari e limitate a pochi, rappresentano in realtà fenomeni diffusi e condivisi. Il recente lancio di una serie di sedie da parte di designer di spicco, pensate per un utilizzo “non convenzionale”, ha portato alla ribalta una pratica comune, spesso non dichiarata. Presentate in importanti fiere e successivamente riprese da alcune riviste, le “laundry chair” – sedie utilizzate per riporre la sera quei vestiti che non sono freschi di bucato né abbastanza sporchi per essere lavati – sono diventate virali sui social. Quanti di noi non hanno mai creato questa “sedia degli indumenti”, appoggiandoci una camicia o qualche altro capo, indossato per un breve utilizzo, per ritrovarlo pronto al mattino? Secondo una recente indagine Ipsos, ben 6 italiani su 10 ammettono di avere questa “sedia degli indumenti”. Si tratta solo di una manifestazione di pigrizia o, forse, di un’innata propensione umana a ridurre sforzi e sprechi inutili?
La Laundry Chair come metafora tangibile di Design Thinking e approccio Lean
Che non si tratti solo di una estrosa uscita, realizzata per provocare, lo conferma il fatto che una di queste sedie è stata appena proposta da una grande azienda come Natuzzi, su progetto del noto designer Fabio Novembre e in collaborazione con Whirpool, che ha appoggiato il progetto in segno di attenzione verso l’ecologia, accostabile al concetto del “lavare solo quando serve”.
Steve Jobs diceva che l’innovazione si crea unendo e integrando, cioè elaborando nuove combinazioni con elementi esistenti e, in un certo senso, la proposta di questa nuova serie di sedie, appositamente studiate, può essere vista come la dimostrazione dell’utilità di far convivere più approcci nella progettazione dei prodotti (e dei servizi), inclusi quelli apparentemente consolidati e immutabili: 1. Il Design Thinking, che porta i vantaggi di una progettazione incentrata su empatia e comprensione dell’esperienza d’uso; 2. Il metodo Lean, che mantiene al centro una gestione delle risorse ideata per ottimizzare le attività e ridurre gli sprechi.
Il Design Thinking si ripropone, infatti, di partire dallo studio non del prodotto ma dell’esperienza dell’utilizzatore, per entrare in sintonia con le sue esigenze e trovare modi nuovi per soddisfarle. A volte questo approccio porta a risultati inaspettati, persino dissacratori rispetto alla normalità consolidata (l’eliminazione dei tasti fisici dal telefono per far spazio a schermi più grandi aveva generato una certa ilarità nel management di BlackBerry, ma sappiamo come sia finita) e anche il caso della Laundry Chair ne fornisce un esempio efficace e divertente.
Come noto, l’approccio Lean, invece, si basa sulla massimizzazione dell’efficienza: fra i vari suggerimenti che fornisce, basilare quello per cui ogni risorsa ha il suo posto, scelto con cura, anche in base alla fase di lavorazione, per ridurre al massimo gli spostamenti e il tempo necessario per usarla, eliminando i passaggi superflui. In tal senso, la sedia, ben utilizzata (o addirittura ben progettata), può essere più rapida da usare di armadi, grucce e cassetti nella fase di prendere e riporre gli indumenti. Inoltre, così come non tutti i capi vanno lavati dopo un singolo uso, nel Lean si cerca di evitare gli sprechi, a favore delle attività necessarie o che creano un impatto positivo reale.
Integrazione di metodi e cultura d’azienda in evoluzione
Un atto apparentemente insignificante come il riporre degli abiti, può quindi aiutarci a comprendere le tante sfaccettature riscontrabili nei percorsi in cui il cambiamento punta verso l’ottimizzazione e la sostenibilità dei processi aziendali.
Come nella vita privata e nel caso della sedia, se si agisce solo d’impulso, si finisce infatti col ritrovarsi con abiti semplicemente accatastati e una situazione difficile da gestire, così nella vita lavorativa, per la corretta adozione e applicazione di metodi come Design Thinking e Lean non basta la loro conoscenza tecnica, ma è necessaria anche una visione e un’impostazione strategica chiara, supportata dalla consapevolezza di quello che si va a fare, a partire dai motivi e dalle opportunità da cogliere, da condividere nel modo giusto e fin dai primi passi con la squadra, per prepararla alla partecipazione attiva al processo di evoluzione.
In altre parole, accogliere un nuovo approccio operativo, in maniera profonda ed efficace, significa al tempo stesso creare e integrare in azienda una nuova cultura, perché il nuovo metodo diventi modo di pensare e di agire consolidato. In fondo, il cambiamento è come un seme, meglio piantarlo su un terreno ben preparato, se si vuole fare un buon raccolto.
Ora vado a dare una sistematina alla mia laundry chair, sostituendola con quella nuova ma, subito dopo, se volete fare due chiacchiere per preparare insieme quel terreno di crescita, noi ci siamo!
Gabriele Ghinelli